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 Una pietra di luna per trovare la strada. Gli fu donata dai Nativi d’ America nelle terre del Nord, in Canada, dove assieme all’oggetto, che in origine aveva la funzione di indicare il percorso ai viaggiatori, quando ancora non esisteva la bussola, incontrò il popolo e la cultura a cui sentiva di appartenere. Paolo Piu Cortis, giornalista e docente di lingua e civiltà inglese, racconta:” Un giorno mi chiesi che cosa mi avrebbe reso felice e dopo un anno di riflessioni decisi di andare nella terra dei Nativi americani all’avventura. Non avevo niente e non sapevo niente”. Il 10 gennaio terrà una conferenza su “Sciamanesimo tra rito e realtà”, dove presenterà i suoi libri, alle 19, nella sede dell’associazione culturale Emozionamente, a Cagliari, in via Carbonia 14.

Andare nelle terre dei Nativi dell’America del nord era il sogno, lo custodiva dentro fin da quand’era bambino. “Sognavo di correre libero come il vento in groppa ad un cavallo nelle grandi pianure come i nativi americani e con loro “. Partì con poco denaro e uno zaino in spalla verso Toronto, per dare inizio a quello che per lui è stato un vero e proprio viaggio iniziatico, alla scoperta di sé. Per undici anni di seguito si recò nelle riserve irochesi e algonchine del Canada dell’aerea dei Grandi Laghi, per conoscere quei popoli e la loro cultura. Ha partecipato alle loro cerimonie, svolto attività di ricerca storica e antropologica, studiato la lingua d’origine, le tradizioni ancestrali.

“Uno s’immagina che sia un popolo di guerrieri ma quando arrivi lì ti accorgi che è un popolo spirituale”. Sui Nativi americani si sa ben poco e la maggior parte delle idee nasce dalla visione dei films holliwoodiani, i quali comunicano una realtà molto lontana dal vero. Nelle tradizioni e nella loro cultura si legge una sentita tendenza all’accoglienza, il desiderio di condividere saperi e cose, il dono, la spiritualità. “Non saremmo sopravvissuti”, dicono, “se non fossimo stati dotati di spiritualità. Noi abbiamo un piede su questa terra e un piede nel mondo spirituale, questo ci ha permesso di sopravvivere alla decimazione subita”.  Un insegnamento che Piu ha compreso e fatto suo vivendo fra loro e partecipando alle cerimonie, le danze. “Noi non siamo corpi con degli spiriti ma spiriti nei corpi”, è ciò in cui credono. Un sentire che esprimono in tutto ciò che fanno, nella quotidianità. Pregano gli spiriti e il creatore, pregano e ringraziano. “La
componente spirituale è molto forte ma non si può spiegare con le parole bisogna viverla. A me ha dato tanto. Mi ha fatto trovare quella dimensione che in occidente non ho mai incontrato, pur avendo viaggiato molto”. Conoscere e far propria la loro cultura equivale a fare un viaggio interiore.

“Noi non siamo indiani come ci definiscono, perché non siamo nati in India. Noi ci definiamo le Prime Nazioni o Nativi americani, in modo generico. Un altro termine che adoperiamo è il Popolo Originale”.  La loro saggezza trae fondamento dall’osservazione della natura e del mondo degli animali in particolare.  Gli insegnamenti spirituali arrivano dunque da lì: -“Il mais, i fagioli e le zucche”, racconta Al Loft, il suo insegnante di tradizioni, “ venivano coltivati all’interno dello stesso campo in modo che si aiutassero a vicenda. Il mais viene piantato per primo e crescendo in altezza più rapidamente delle altre piante, fa ombra sia alle zucche che ai fagioli, permettendo a questi ultimi di arrampicarsi lungo il suo stelo. Le ampie foglie delle zucche mantengono il suolo umido, ed essendo ricche d’acqua, ne assimilano solo una piccola parte dal terreno, lasciandone a disposizione una maggior quantità sia ai fagioli che al mais nella stagione asciutta. Per il fatto che questi tre prodotti della terra si aiutino a vicenda, sono chiamati “Tre sorelle” e sono presi come esempio e modello per l’aiuto reciproco”.

Non possiedono testi sacri e templi o chiese, difatti non hanno mai combattuto guerre di religione. “Le foreste sono le nostre cattedrali”. Durante uno dei suoi viaggi Cortis chiese al suo maestro Al di poter seguire il Sentiero Rosso, cioè le usanze e tradizioni dei Nativi, lui gli rispose:” Il Sentiero Rosso rappresenta gli insegnamenti di pace, amore e armonia donati dal Creatore a tutti gli uomini attraverso i profeti. Gli uomini bianchi hanno scordato questi insegnamenti, il nostro popolo non li ha dimenticati. Seguire il Sentiero Rosso non vuol dire altro che seguire il Sentiero del Creatore”.

Non tutti gli abitanti delle riserve abbracciano e mantengono le tradizioni, bisogna quindi ingegnarsi e cercare le persone giuste. Lo stile di vita originario nasce e ruota intorno al desiderio di aiutare chi ha bisogno, donare e ringraziare sempre.

Un giorno gli chiesero come mai fosse così interessato alla loro cultura, e lui rispose: Perché mi sono reso conto che i modelli assunti dagli occidentali non portano da nessuna parte. Li ho abbandonati tempo fa. Per fortuna ho incontrato voi, mi avete riportato al giusto equilibrio. Mi avete ridonato la vita”.

Chi mostra sincero interesse e una conoscenza approfondita della tradizione e della cultura dei nativi americani viene adottato all’interno di un clan o di una tribù. E nel corso del suo terzo viaggio Piu Cortis fu adottato come fratello nel clan della Tartaruga, uno dei più importanti e prestigiosi, che tra i vari compiti ha anche quello di recare conforto a chi soffre.

Organizza incontri culturali e conferenze sulla cultura e le loro tradizioni nelle scuole, Università   e nei centri culturali, mostra e officia le cerimonie tradizionali. E’ stato ospite di alcuni programmi televisivi in cui ha trattato questi argomenti e ha pubblicato articoli su riviste nazionali ed estere. Ha scritto due libri, nel primo, “Viaggio nella terra dei Nativi del Nord America”, descrive quel che ha visto e vissuto, le cerimonie, le danze, le leggende, la sua ricerca storica; nel secondo, “Sciamanesimo, Miti e Tradizioni”, esamina l’origine e il significato simbolico delle feste e tradizioni popolari del mondo occidentale e americano, ricercando l’origine comune che unisce queste differenti tradizioni.

L’articolo è pubblicato anche sul sito https://www.mediterraneaonline.eu/